venerdì 15 febbraio 2013

IAN SU CONTENTMODE MAGAZINE

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Contentmode Magazine si lancia in un’analisi a tutto tondo della persona di Ian Somerhalder in occasione di un gran servizio fotografico in bianco e nero che lo vede protagonista. Nell’interessante intervista per la rivista online, Ian ci parla della sua vita come attore, a partire dagli gli esordi come modello da bambino, ma anche delle passioni che lo guidano come uomo, tra le quali l’amore per l’ambiente e la natale Louisiana..
Continuate di seguito per l’intervista e l’intero servizio fotografico.
Continuate di seguito per l’intervista e l’intero servizio fotografico.

Ci sono molti modi in cui si potrebbe descrivere l’entità sfaccettata che è Ian Somerhalder: Attore. Vampiro della televisione che non brilla. Filantropo. Autorità in materia di tartarughe marine. Gentiluomo del sud. Così benedetto nel reparto genetico, che ha potuto iniziare a fare il modello a 10 anni. E mentre al momento potrà anche interpretare una creatura morta in The Vampire Diaries (il pericolosamente affascinante Damon Salvatore), nella realtà Somerhalder è molto in sintonia con la sua controparte vivente, come evidenziato dal rapporto che ha ispirato il suo lavoro per l’ambiente, e questo include la sua fondazione, la Ian Somerhalder Foundation.
Le tue foto per noi sono state fatte in un bellissimo appartamento di Hollywood degli anni ’20, appartenuto una volta a William Randolph Hearst. Hai parlato delle differenze abissali tra la Vecchia Hollywood e la Nuova Hollywood. Cosa significa questa cosa per te?
La Vecchia Hollywood era un tempo l’immagine e i suoni che attentamente e intenzionalmente si univano per dipingere un bellissimo ritratto della vita in movimento. Mentre l’arte di certo è presente e continua, oggi si deve setacciare tra la commercializzazione di tutto questo per trovare l’integrità artistica che era lo standard in passato.
Milan Kundera una volta ha scritto, “La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.” Hai un impulso inappagato o il desiderio di aver vissuto in un altro periodo?
Ogni era può essere distinta dalle sue caratteristiche e peculiarità uniche, ma sono incredibilmente grato di far parte del nostro presente. Questo momento della storia è un vero risveglio. Quando il Time nel 2011 ha ritenuto che la persona dell’anno fosse il contestante, mi ha davvero colpito. Viviamo in un anno di straordinaria informazione che può essere ottenuta senza sforzo, pertanto può darci modo di trovare ciò che davvero risuona in noi. Voglio dire, se davvero vuoi sapere una precisa decade, forse – se dovessi rispondere a questa domanda come una questione di vita o di morte – direi che un periodo selvaggio e pieno d’arte sarebbero i ruggenti anni ’20. Forse. Comunque, l’eccesso e la ricchezza della vita di quel momento gli scapparono di mano e tutto fu sedato dalla depressione.
Personalmente di cosa sei nostalgico?
Dell’essere cresciuto nella Louisiana rurale, mi ritrovo a ricordare quando uscivo di casa e mi ritrovavo di fronte alla magnificenza della natura incontaminata… connesso all’ordine della vita che dimostra la sua presenza nel nostro ecosistema. L’esperienza è stata molto significativa nel plasmare chi sono ogni giorno, fino ad oggi. Dobbiamo proteggere le nostre esperienze, così le future generazioni avranno l’opportunità di apprezzare l’interconnessione tra questa terra e tutte le sue creature.
Hai lavorato per almeno metà della tua vita. Hai mai pensato di prenderti una pausa e fare qualcos’altro? Sei il tipo di persona che sa rilassarsi e far niente.
Ho visto un’insegna l’altro giorno – in realtà l’ho anche twittata – che diceva, “La vita è più breve di quanto pensi.” Ogni minuto in cui siamo vivi è uno dannatamente fortunato. Credo davvero che se si passano quei momenti opportuni sapendo che stai rendendo il mondo un posto migliore di come l’hai trovato, quello è tempo ben speso e certamente più appagante.
C’era qualche altra scelta di carriera che hai mai preso in considerazione da bambino? Cosa c’era nello stare di fronte ad una telecamera che ti ha attratto?
Da bambino mi ritrovavo sempre a scrivere… quella di certo è una strada che mi sarebbe piaciuto percorrere. Recitare, invece, è un’arte unica, dato che possiede un distinto obbligo a trovare le verità innegabili all’interno del personaggio che devi interpretare. Ti permette di essere davvero aperto per scoprire i molti strati della nostra realtà e trasmette la vera vulnerabilità dell’esperienza umana. Come attore speri di non smettere mai di crescere e che ogni ruolo te lo garantisca. Volevo essere anche un biologo marino, soprattutto perché sono cresciuto sull’acqua. Comunque un amico dei miei genitori mi chiese, riferendosi al mio voler essere un biologo marino, se volevo passare il resto della mia vita a supplicare la gente per dei soldi per progetti di cui a nessuno importa. Beh, ora, per fortuna, posso usare l’attività di intrattenitore per aiutare quei biologi marini a trovare i mezzi necessari a condurre gli studi ed usare le loro scoperte per proteggere le nostre preziose acque.
Esattamente, come fa un bambino di 10 anni (a meno che il tuo nome non sia Brooklyn Beckham) a diventare un modello professionista?
Sembra esserci una cosa in comune tra me e Brooklyn Beckham: una famiglia amorevole che ti supporta. Da bambino, i miei sogni erano disinibiti e sono stato incoraggiato ad esplorare ogni aspetto della mia personalità e a cogliere le opportunità che arrivavano. E’ stata un’infanzia abbastanza unica, ma che non cambierei mai.
Di certo sarà stata un’esperienza magnifica. Sfilare è un qualcosa che un bambino può intellettualizzare? Cos’ha apportato alla tua vita e cosa hai imparati da quel periodo?
A prescindere dall’età, ogni persona, in qualsiasi parte del loro viaggio si trovino, possono intellettualizzare l’esperienza a modo loro. Essendo così giovane, mi ha fatto capire il modo in cui funzionano li rapporti… come le persone si relazionano agli altri effettivamente… cosa serve ad un essere umano per connettersi ad un altro essere umano. Ogni giorno è uno studio sull’umanità e quella è stata un’entrata memorabile nello studio che dura una vita.
La tua fondazione, la filantropia, e il lavoro per l’ambiente sono molto interessanti. Puoi parlarcene un po’ – cosa sono, come sono nati, cos’hai imparato o guadagnato da quelle esperienze, e che sfide hai affrontato?
Osservando l’attuale stato del mondo, è palese che ognuno di noi ha la responsabilità di usare le proprie abilità per sistemare i casini che l’umanità ha fatto. Sono profondamente grato che la mia vita mi abbia portato ad aver accesso ad una piattaforma così pubblica. Con questa piattaforma, noi alla Ian Somerhalder Foundation possiamo agire da megafono per le tantissime voci che non vengono ascoltate su tutto il globo. Queste voci si uniscono a formare un arazzo incredibilmente forte, bello e unico, che ha del potenziale non da poco per questo pianeta. Queste voci rafforzate sono anche diventate la mia famiglia. L’unica vera sfida è affinare la vasta gamma di capacità e passioni che abbiamo per raggiungere i nostri obiettivi un giorno alla volta.
Qual è stata la tua esperienza a Trinidad e Tobago per girare Blue August, un documentario sulle tartarughe marine? Sei riuscito ad investigare un po’ sulla cultura o ad incontrare la gente del posto? La maggior parte delle specie di tartarughe marine sono in via d’estinzione, quindi cosa si può fare e cosa è stato fatto per invertire la loro potenziale scomparsa?
Trinidad e Tobago è stata un’esperienza che mi ha davvero aperto gli occhi. La gente è magnifica e la topografia lo è altrettanto. Comunque, vedere le giungle distrutte a casaccio e legalmente per il tek e vedere come queste tartarughe sono quasi estinte per la terribile pratica della pesca, la perdita del loro habitat, e il bracconaggio delle uova… quello di cui mi sono reso conto è che la perdita di una specie avrà un effetto sull’intero ecosistema. Un esempio è la tartaruga liuto: mangiano una sola cosa, le meduse – centinaia di chili all’anno. Se e quando (e non è lontano) la tartaruga liuto si estinguerà, le meduse inizieranno a proliferare e a sovrappopolare gli oceani. Questo cosa significa? Le meduse uccidono i piccoli di molti pesci che si trovano in cima alla catena alimentare quando questi arrivano in superficie, distruggendo completamente la popolazione ittica che porterà a una carenza di cibo, una situazione che non possiamo permetterci di affrontare. Comunque, mi ha dato anche molta energia e la comprensione che una creatura vissuta sulla terra per oltre 100 milioni di anni è stata virtualmente cancellata negli ultimi 50 anni dall’umanità, che di per sé dovrebbe dare un aiuto a chi vuole proteggere le creature magnifiche per l’equilibrio della nostra vita sul pianeta.
Dov’è che non sei mai stato, ma hai voglia di andare?
Per il mio lavoro, mi ritrovo a viaggiare quasi in continuazione. Ma, nonostante la frequenza dei miei viaggi, non è mai una noia. Ogni volta che lasciamo la routine delle nostre case, ci permettiamo di avventurarci al di fuori della nostra zona di sicurezza per crescere. Ci sono molti posti bellissimi sulla terra dove mi piacerebbe andare, soprattutto posti che hanno bisogno di coscienza ecologica e ambientale: Maldive, Haiti, Vietnam e l’Artico, per nominarne solo alcuni.
Damon, il tuo personaggio in The Vampire Diaries, è un uomo complesso. Sembra angosciato dal capire e vivere la sua vera natura. Quali erano i tuoi pensieri iniziali nel capirlo e come lo coltivi come personaggi più profondo e vasto ad ogni stagione? Questo è un qualcosa che arriva naturalmente o è consapevole?
Capire Damon è stato un lungo viaggio, ma la mia guida attraverso quel viaggio è stata Ivana Chubbuck. E’ una coach di recitazione fenomenale che ha avuto un effetto penetrante sul mio modo di comprendere Damon. Prendiamo ogni copione e davvero lo scomponiamo fino a trovare i bisogni di Damon e le verità che possiede nella sua realtà. Per arrivare a quelle verità, devo trovare un punto d’incontro nella mia vita che sarà il “tessuto connettivo”tra quello che è sulla pagina e come sarà sullo schermo.
Come descrivi il tuo stile di vita? Ti piace la moda? Hai un forte senso dello stile e ti godi l’esperienza del vestire o è molto più divertente avere qualcun altro che ti dice cosa indossare?
La moda per me è agio. Penso che più ti senti a tuo agio e più naturale sei nel tuo stile di vestire, più ti senti genuino. Mi è sempre piaciuta la moda, ma personalmente sono relativamente semplice nelle mie scelte di stile.
Hai qualche input nei tuoi look per lavoro e produzione?
Assolutamente. Ciò che indossi altera completamente come proponi te stesso e anche il modo in cui reciti un dialogo. Apprezzo il lavorare con una squadra che ha un’attitudine collaborativa verso il far prendere vita al personaggio in ogni dettaglio, incluso il guardaroba.
Eri nella brillante, ma di breve vita, serie della HBO Tell Me You Love Me. Quello show aveva tutti requisiti per essere strepitoso ma è stato cancellato. Ovviamente, tutto questo business è un grande tiro alla cieca. Lo trovi molto frustrante? E’ difficile riprendersi dai colpi?
Era una storia davvero complessa e penso che [la cancellazione] sia arrivata troppo presto.
Chi sono le persone su cui conti di più nella tua vita e a cui dici la verità? Che ti fanno ridere? Che ti fanno pensare?
La mia famiglia. I miei amici. Lo staff. Le persone che formano la Ian Somerhalder Foundation. Nella vita, sembra che si attirino magneticamente le persone che la pensano allo stesso modo o necessarie alla propria crescita. Nella mia vita, sono circondato da tutti i tipi di persone diversi ogni giorno, che simultaneamente mi incoraggiano a pensare, mi fanno ridere, e in pratica mi ispirano onestà.

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fonte TVD Italia

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