lunedì 24 marzo 2014

INTERVISTA A JULIE PLEC

Una bella intervista a tutto campo alla nostra mamma narrativa, JULIE PLEC che al momento si sta concentrando su ben tre progetti lavorativi.
Nel pezzo che segue, Julie spiega quali sono le ragioni che la spingono a continuare il suo lavoro e cosa cerca sempre di ottenere da ogni esperienza lavorativa.
JULIE PLEC: COME GESTIRE BEN TRE SHOW TELEVISIVI IN ONDA NELLO STESSO MOMENTO
Negli anni passati, il nome di Julie Plec è diventato sinonimo con i mondi fantasi televisivi per tutti i teen-agers. Sin dalla co-creazione con Kevin Williamson di “The Vampire Diaries”, ormai un’icona, la Plec ha preso le redini dello show e ha lanciato anche il suo spin-off, “The Originals”, per non parlare anche di serie di generi diversi, come “The Tomorrow People”, tutte in onda sul canale della CW.
Quindi il punto è: come fa una sola persona a gestire più di tre serie televisive drammatiche e complicate-girando in città diverse e con fusi orari differenti- e a curare copioni, set, costumi, trame che lasciano con il fiato sospeso, cast e appunti del network?
Per scoprirlo, abbiamo incontrato la Plec negli uffici di Hollywood. A differenza degli standard dei moderni autori di show televisivi, che spesso si autoproclamano despoti assoluti al di sopra di chiunque altro delle loro produzioni, la Plec è di una vivacità disarmante, aperta ed espansiva con un entusiasmo da fan per i suoi stessi show e per la gente che li crea e li porta avanti. Mentre ci fa fare un tour dell’ambiente lavorativo, ci spiega anche quali sono le regole per rimanere in cima all’impero multidimensionale e in costante movimento che ruota attorno ai suoi tre show.
CONOSCI I TUOI RITMI E LE CORRENTI ATTIVE
“L’intensità della storia riguardante “The Vampire Diaries” non è mai stata semplice. Ogni settimana iniziamo con una lavagna vuota e cerchiamo di creare un nuovo episodio. Non c’è una vera e propria formula, non c’è un contratto a cui appigliarsi. Si tratta sostanzialmente di creare qualcosa di nuovo e per quattro anni è stata una delle cose più difficili, gestendo solo uno show. Ma, in quattro anni, abbiamo creato un gruppo di sceneggiatori, in particolare c’è Caroline Dries, che è spiccata sia con Kevin che con me, e che si è unita perfettamente al ritmo degli scrittori.”
LASCIA CHE I MIGLIORI PERSONAGGI GUIDINO LA STORIA
“The Vampire Diaries è nato ad un pranzo. Abbiamo chiesto di poter fare lo show. Una settimana dopo, eravamo stati assunti. Una settimana dopo ancora lo stavamo scrivendo. Non appena abbiamo iniziato a scriverlo, hanno deciso di produrlo. E non appena abbiamo iniziato a girarlo, ne abbiamo raccolto i primi frutti. Poi iniziammo a lavorare davvero. Non c’è mai stato un qualcosa del tipo: “Ok, ecco cosa rappresenta questo show”, lo abbiamo scoperto poco alla volta, come veniva.
“The Originals”, stranamente, ha avuto lo stesso problema. Abbiamo creato l’episodio pilota delle spin-off mentre stavamo ancora girando “The Vampire Diaries”, e poi è stato deciso di mandarlo avanti, ma dovevo prima finire “The Vampire Diaries” quell’anno.
Non c’era nemmeno tempo per dire: “Oh, passiamo dei lunghi e piacevoli giorni a parlare beatamente della trama”. Ci siamo tuffati a capofitto e, fortunatamente, non ci siamo ritrovati di nuovo davanti ad una lavagna bianca, avevamo davanti a noi tre personaggi già ben inquadrati che conoscevamo benissimo. Conoscevamo le loro voci. Conoscevamo il loro modo di fare. Quindi è stato decisamente più facile iniziare una nuova storia.”
ESSERE 20 MOSSE AVANTI
“E’ terrificante. C’è stato un cambiamento nel processo fondamentale durante la creazione di una storia. Per la televisione sono cambiate parecchie cose negli ultimi dieci anni. Di solito è così: molti sceneggiatori che ho incontrato uscivano da “The X-files” e avrebbero detto: “Oh, è davvero una cosa fica quella che succede alla fine, e poi diresti, ‘A cosa porterà?’ e poi ‘ Non ha importanza. Lo scopriremo”, ma non c’era riscontro. Non si poteva vedere di continuo uno show del genere. Non c’era un mercato per i DVD. Non c’era continuità. Lo show poteva andare in onda e poi forse, in cinque anni, continuare ad andare in onda in ripetizione, ma non c’era la possibilità di osservare i dettagli e di dare un filo logico alla storia.
Bisogna essere davvero molto specifici nelle scelte che si fanno. Quando guardo gli altri show, ne sento la puzza lontana un miglio e penso: “Questi stronzi. Hanno solo tirato fuori una bella scena o un colpo di scena eccezionale, ma non hanno idea di dove andrà a parare”. Da fan e scrittrice è una cosa che mi innervosisce molto, perché penso che prendano spunto dal modo in cui si sviluppano le storie in televisione, e non si può più fare una cosa del genere.
Quindi si vive con la costante paura che il tuo progetto fallisca prima ancora di portarlo a termine, ma non bisogna lasciare che le persone si intromettano, a meno che non sappiano esattamente dove andare a parare e come. A volte fanno una scelta sbagliata e ti crollano addosso comunque, e poi si deve solo cercare di risolvere la situazione, rimediando all’errore, desiderando di aver fatto meglio, ma continuando ad andare avanti.”
TROVARE IL PROPRIO RITMO
“Ogni giorno è diverso, e questo perché passo da uno show all’altro, e da un posto all’altro. Ma se dovessi parlare di questa settimana , ad esempio, di solito ho iniziato a scrivere tardi, quindi in pratica il mio lavoro inizia la notte prima. E’ il modo migliore per iniziare. Qualsiasi cosa faccia la notte prima, determina quando inizierò il mio vero lavoro quotidiano, perché se sto scrivendo o rivedendo delle note, o altro ancora, è come se fossi nel ritmo alle 8 o alle 10, a volte fino alle 6 del mattino, e questo ha un forte impatto quando inizio la mia giornata.
Inizio a creare le miei idee quando sono sola, calma, ho le cuffie e scrivo o guardo le scene prendendo nota, questo di notte. Poi mi sveglio sei o sette ore dopo essere andata a letto.”
SAPERE QUANDO ANDARE AVANTI E QUANDO INVECE FERMARSI
“Ogni notte scrivo finché non ho finito. Finché non mi bruciano e lacrimano gli occhi e non riesco più a vedere bene lo schermo del computer, finché non ho finito il copione, finché non sono soddisfatta del momento in cui mi sono fermata, e finché non ho finito le idee, perché odio andare a dormire con la testa piena di idee. Mi rende davvero nevrotica. In qualsiasi modo si concludano le nottate, arriva sempre il giorno dopo. Mi sveglio e vengo qui. Molto spesso quello che faccio è sedermi con gli sceneggiatori di “The Originals”, perché nella prima stagione si vuole essere presenti ad ogni scelta e in ogni parte della storia che viene decisa. Passo la maggior parte del tempo con loro. Poi spunto tra quelli di The Vampire Diaries ma, per la maggior parte del tempo, se dovessi passare del tempo ad occuparmi della storia di Vampire Diaries, me ne uscirei dicendo: “Ok, dedichiamo questa mezza giornata interamente a loro”. Ma la maggior parte del lavoro che svolgo per The Vampire Diaries è di notte, quando leggo i copioni, o aiuto a riscrivere dei pezzi, o ancora aiuto con le scene e con altre cose del genere.
Se entro nella stanza di montaggio perdo sei ore. Inizio ad occuparmi dei frame: “Oh, taglia questi sei frame. Fai partire la musica da qui.” Farei uscire pazzo chiunque, se iniziassi a dare consigli a tutti. Quindi cerco di fare di tutto per starne alla larga.”
USARE I TUOI PERSONAGGI PER CAMBIARE IL PASSATO DELLA LAVAGNA BIANCA
“Diciamo solo che oggi iniziamo a creare un nuovo episodio, significa che siamo pronti a concludere il precedente. Facciamo una lista, osserviamo la lavagna bianca, e poi facciamo un’altra lista e diciamo: “Ok. Dove eravamo rimasti con lo scorso episodio? Cosa dovremmo riprendere dagli episodi che abbiamo fatto?”, facciamo una lista. Ci assicuriamo che non ci siano delle falle o personaggi che non si vedono da parecchio.
Cosa facciamo? Facciamo una lista. Passiamo la giornata pensando: “Oddio, che cosa vogliamo vedere? E’ da parecchio che Elijah non sorrideva. Come possiamo creare una storia che lo renda felice o in che modo potremmo farlo divertire? Ehi, è passato un po’ dall’ultima luna piena e abbiamo una trama sui licantropi, quindi dovremmo sfruttare la luna piena in questo episodio? Qual è la grande notizia sconvolgente? Quale grandiosa storia romantica creiamo che impressioni? Se vogliamo dire come vogliamo che sia questo episodio, come lo intitoleremmo? Cosa direste?”
Continuiamo a parlare dei vari colpi di scena. Cosa vogliamo che i nostri personaggi facciano. Quali cose soprannaturali vogliamo far accadere. Poi, in queste grandi chiacchierate, io o Michael Narducci, o chiunque sia in carica in quel momento, iniziamo a delineare queste grandi idee e le rendiamo più chiare, precise, più ritmate e in tono con la serie e continuiamo a delinearle ancora per adattarle all’episodio.”
DIRE ADDIO ALLA PAROLA “PROCRASTINARE”
“E’ divertente, perché ho passato la vita a procrastinare. Al liceo mi riducevo a scrivere un tema la notte prima di doverlo consegnare, stessa cosa per il college. Farei di tutto per evitare di iniziare qualcosa, perché mi terrorizza iniziare e mi vengono attacchi di panico, e mal di stomaco, e vorrei piangere perché sapevo che sarebbe successo, poi quando sono a corto di tempo mi siedo e faccio quello che devo, come ho sempre fatto. E’ così che funziona con me.
Perfino nei primi giorni di The Vampire Diaries, quando dovevo scrivere, avrei fatto di tutto pur di non scrivere un copione e poi piangevo e davo di matto e alla fine mi mettevo al lavoro. Continuavo ad aspettare che arrivasse il momento giusto, capisci? Come se fosse un sogno.
Ora non posso permettermi una cosa del genere, perché devo concentrarmi su ogni progetto quando viene fuori e deve essere risolto. C’è sempre qualcosa da risolvere, quindi c’è sempre qualcuno che aspetta i miei appunti, o c’è un copione che devo controllare o che devo riscrivere, o arriva una chiamata dalla produzione per sapere come devono muoversi, e qualsiasi altra cosa si ponga davanti a te.”
TROVARE OTTIME PERSONE E MIGLIORARLE
“Kevin ed io, quando iniziammo Vampire Diaries, ci eravamo rinchiusi in questa fortezza improvvisata dove pensavamo: “Bene, siamo qui insieme e ce la faremo. Dobbiamo solo continuare finché non ce la facciamo.” Come risultato, ci rendemmo conto di aver escluso molti sceneggiatori e persone che lavoravano con noi.
Poi, quando Kevin ed io arrivammo a metà della seconda stagione, stavo facendo tutto nell’unico modo in cui lo sapevo fare, che poi è il modo in cui facevamo entrambi le cose, e mi scontrai contro un muro durante la terza stagione, quando mi resi conto che se non potevo aggiustare la situazione, se non avevo idea di cosa fare, eravamo fuori tempo massimo e non avevo spiegato a nessuno come fare. Certo, lo avrebbero capito, ma non c’era un vero e proprio team.
Ebbi questa rivelazione e iniziai a piangere, non sapendo come risolverla, stavo letteralmente piangendo e pensai: “Questo non è un lavoro che può fare una sola persona, non è un lavoro che due persone da sole possono fare. Voglio dire, siamo sopravvissuti, ma è stato terribile. Non è un lavoro che nemmeno dieci persone possono fare. E’ un lavoro per cui chiunque deve dare delle idee e se non spieghi loro come fare e come portare avanti le loro idee, be’ è un fallimento. Lo show può essere buono, il lavoro anche, ma come leader, come boss e soprattutto come sceneggiatore hai fallito.
Mio padre ha lavorato per le risorse umane, ed era solito, negli anni in cui era in pensione, farsi assumere da delle compagnie, o da una chiesa una volta, o in altri posti, per valutarne la gestione e intervistare le persone dall’interno, perfino il servizio di pulizie, fino ad arrivare alla cima. Avrebbe voluto valutare il lavoro fisso, la comunicazione e diagnosticare i problemi per risolverli. Ed io ho fatto come lui, ho iniziato a chiedermi se avevo sotto mano ogni pezzo del puzzle e come poterlo sistemare.”
“Mi resi conto che per prima cosa dovevo dare più importanza e potere decisionale alle persone in cui credevo e confidare nel loro lavoro personale. Invece di stare seduta e dire “l’ho fatto io” o “l’aggiusto io”, aveva più senso insegnargli come poter fare il tutto da soli. E’ stato un cambiamento istantaneo. Era inevitabile. Sapevo che sarebbe cambiato tutto prendendo le loro idee dal loro materiale e portandole ad essere un davvero fantastiche.
Con questo, quando uno scrittore da voce alle proprie parole, lotteranno di più durante la preparazione e le difenderanno maggiormente sul set e capiranno più facilmente di cosa hanno bisogno. E’ un effetto goccia che inizia portando via il lavoro da me, spostandolo su di loro.”
RACCOGLIERE I FRUTTI FINCHE’ SI PUO’
“Ho vissuto i miei momenti migliori in questo show, in qualunque show, e quando vedo una scena tagliata, che venga fuori dalla sala montaggio per la prima volta o dopo che ci abbiamo lavorato per un po’, mi viene da dire: “Mio dio, è un buon episodio per la televisione.” Cerco di non perdermi il mixaggio del sonoro proprio per questo motivo, perché è l’unico momento in cui posso vederlo sullo schermo con il vero suono e sui vari canali, ed è come vedere il tuo show come un film del cinema. E’ come una piccola premiere personale. E’ eccitante, perché quando lo vedo trasmesso in televisione, odio come viene fuori. Non è molto chiaro, il suono è troppo ovattato, le impostazioni della televisione sono sbagliate. Questo, di solito, mi trascina in una spirale di depressione quando guardo i nostri show in televisione. Ma nel momento in cui vedi il mixaggio e lo vedi come un film sembra fantastico ed è fatta, è quello il momento di gioia. E abbiamo 22 episodi all’anno. Quindi in termini di sensazioni positive sul proprio lavoro, be’ è di questo che parliamo.”

fonte TVD Italia

Nessun commento:

Posta un commento